“….al fine di incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti casa-lavoro e tempo libero….”: queste sono le parole con cui il SUAP, (in data 24/12/2018) revoca la concessione al suolo pubblico alle tre bancarelle di libri poste sul marciapiede di via Libertà.
A questo punto mi chiedo: avete proprio intenzione di fare odiare i ciclisti?
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, vi sintetizzo il problema: nel 2016 sono stati introdotti due percorsi ciclabili: uno in via Maqueda (che FIAB è riuscito a fare cancellare in questi giorni) e un’altro nel tratto posto tra via Notarbartolo e Piazza Ruggero Settimo (meglio conosciuta come piazza Politeama). Quest’ultimo percorso ciclabile, di appena un chilometro, non è per nulla lineare. Parte come promiscuo in via Notarbartolo, diventa corsia riservata su marciapiede per appena 550 metri e torna ad essere promiscuo per gli ultimi metri, prima di arrivare al semaforo di Piazza Ruggero Settimo e torna a sparire per sempre. Nasce dal nulla e muore senza rimpianti. Specifichiamo che i percorsi promiscui (pedone- ciclista) non sono ammissibili laddove ci sia spazio per la realizzazione una vera pista e, dettaglio non trascurabile, in luoghi ad alta intensità commerciale e quindi con alto flusso pedonale. Sarete concordi nell’affermare che via Libertà è una strada ad alto flusso pedonale.
Inoltre il Codice della Strada obbliga qualsiasi ciclista ad usare la corsia o pista ciclabile laddove ne esista una, Quindi, semplificando, se io sono in bicicletta e scelgo di non usare una pista qualora io venga coinvolto in un incidente, io sarò in colpa. Perché è sulla pista che dovrei essere, non per strada. Vi chiedo ancora un secondo di attenzione: ma se per caso, venerdì, sabato o domenica, il marciapiede di via Libertà dovesse essere talmente pieno di gente che passeggia, esattamente, quante possibilità di scelta ho? Posso scegliere di litigare con i pedoni o affrontare il caso buttandomi per strada. Avendo percorso i precedenti chilometri senza avere una pista, tendenzialmente continuerò a non usarla. A mio rischio e pericolo.
Il Comune ha inoltre introdotto un favoloso cavillo: la corsia può essere utilizzata solo rispettando il limite di 10 km/h. Vi butto li due dati: un ciclista in media andatura da passeggio, non allenato, procede senza sforzo a 20/22 km/h. Quindi il Comune mi obbliga a seguire l’andatura di un pedone. Ma se la corsia ciclabile è a norma, segue tutti i criteri di progettazione, perché non posso seguire l’andatura normalmente a me concessa?
L’area riservata ai pedoni, larga 2,50 metri è ripetutamente intasata da totem, pubblicità poste dal comune stesso e macchinette varie. I pedoni quindi si trovano ad essere obbligati ad invadere la corsia dei ciclisti, con chiaro pericolo per entrambe le utenze.
Torniamo adesso alle bancarelle: già nell 2016 FIAB aveva posto le sue perplessità: quella corsia non era sicura. Ma con un gran sorriso ci venne detto che era solo momentanea, una pura sperimentazione. Se non vogliamo considerare l’affetto che molti palermitani nutrono nei confronti di una presenza storica e, per alcuni, irrinunciabile, delle bancarelle dei libri di via Libertà, non vediamo per quale motivo debba essere rimossa o spostata un’ attività che da lavoro a diverse persone per una corsia che non risponde ancora una volta alle esigenze dei ciclisti in nome di una promozione della mobilità che non corrisponde a fatti reali. Ricordiamo che il Comune ha già a sua disposizione un progetto per la realizzazione del tram e della riqualificazione dell’intera area che prevede la realizzazione di una VERA pista ciclabile bidirezionale, proposta effettuata da FIAB in sede di progettazione e recepita dai progettisti.
Il Comune di Palermo continua a mettere in convivenza pedoni e ciclisti, utenze che vivono a velocità differenti. Concludendo, i ciclisti di Palermo aspettano una pista ciclabile degna di tale nome, a norma e sicura, con la quale il Comune possa “incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti casa-lavoro e tempo libero” e che non tolga spazio ai pedoni.
Il Presidente di FIAB Palermo Ciclabile
Chiara Minì
Foto copertina: A.Busardò
Il codice della strada dice chiaramente, nell’art.3, comma 1, punto 39:
Pista ciclabile: parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi.
Parte della strada… non mi sembra che due strisce su un marciapiede possano essere classificate come parte della strada e dunque come piste ciclabili, ai sensi del codice.
Non ha senso rimuovere le librerie. quelle non sono vere piste ciclabili, come a giustamente ricordato huge
come del resto non lo era quella di via Maqueda che, a mio avviso, hanno fatto bene a rimuovere. Non perchè sbagliata l’idea, ma perchè così com’era creava solo disagio e confuzione tra pedoni e ciclisti.
Mi chiedo, non sarebbe stato più semplice ed efficace una soluzione che prevedesse lo spostamento di panchine ed aiuole in modo da creare una pista ciclabile tra esse e marciapiede? Si sarebbe risolto il problema creato dalla promiscuità. Poteva essere una soluzione accettabile?
per ciò che riguarda Via della libertà, il problema non sono di certo le librerie, ma il fatto che due striscie di vernice (dove presenti) su un marciapiede non fanno di certo una pista ciclabile.
l’articolo mi sembra molto chiaro sulle difficoltà che quotidianamente incontra un ciclista nel percorrerle.
Al comune si sono resi conto di averla sparata più grossa del solito.
Le bancarelle restano.
Le vere piste ciclabili,vanno in sede propria, opportunamente delimitate e superficie adeguata,asfalto o cemento che sia,non come quelle costruite a suo tempo con i mattoncini rossi,soluzione assurda,di chi non abbia la piu’ pallida idea di cosa sia una pista ciclabile.Quella di Via Liberta’ e’ una soluzione raffazzonata di pista.Per quanto riguarda Via Maqueda,pur non essendo il massimo,forse si poteva trovare soluzione alternativa,visto che la pista occupa 1 metro e mezzo ed ai pedoni resta il resto della carreggiata piu’ i marciapiedi, che vi assicuro, passandoci spesso,sono sempre deserti,tutti camminano al centro.
Apparente retromarcia dell’assessore Sergio Marino:
“Nelle more che si trovi una soluzione che contempli le esigenze di tutti, ho disposto la sospensione del provvedimento. Ma non lo posso fare io in prima persona perché l’atto è stato firmato da un dirigente”
A quanto sembra nessuno aveva avvertito l’assessore Marino, che oggi parla di “disguido”. Sarebbe stato l’iniziativa di un dirigente , all’ insaputa dell’ assessore.
Ma nonostante tale “sgarbo” Marino non intende intraprendere azioni disciplinari nei confronti dei burocrati che hanno emanato l’atto “d’intimazione„”Il provvedimento non ha prodotto effetti, se non a livello mediatico. Nella sostanza – conclude Marino – non c’è stato un danno per nessuno”.
Nella realtà, il provvedimento non è stato ritirato ma solo sospeso.
“Verrà attivato un tavolo tecnico tra il settore Traffico e le Attività produttive – annuncia Marino – per valutare le….. coestistenza tra le bancarelle e la pista ciclabile”
In altre parole potrebbe essere “ripescato” appena le acque si saranno calmate..
P.S. Perciò sarebbe stato un semplice “disguido” tra i funzionari e l’assessore Marino. Francamente questa versione della vicenda ci lascia un po’ perplessi. Che dei funzionari, senza avvisare l’assessore, firmano dei provvedimenti è alquanto singolare. Inoltre appare strano che un assessore non può revocare un provvedimento preso arbitrariamente da un suo dirigente.
Invece di pensare di togliere le bancarelle dei libri in Via Libertà utili e funzionanti perché non si provvede a rimuovere quella di Viale Strasburgo di fronte OVS, chiusa da anni .
soluzione semplice e a basso costo potrebbe essere quella di creare nel controviale di via libertà una pista ciclabile al posto di una delle due file di macchine parcheggiate, cosi sicuramente noi che usiamo la bici avremmo uno spazio decente per camminare!